La Sveglia di Giulio Cavalli podcast

Guterres aveva ragione. Gaza è un cimitero di bambini

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«Gaza sta diventando un cimitero per bambini», disse António Guterres il 6 novembre 2023. Fu accusato di esagerazione. Oggi quelle parole pesano come profezia compiuta: 17.121 bambini uccisi nei primi otto mesi di guerra. Mille neonati, cinquemila sotto i cinque anni, migliaia di piccoli con un futuro appena abbozzato, raso al suolo.
Non sono numeri. Sono nomi, volti, storie. Awni voleva un milione di follower su YouTube. Youssef guardava i cartoni con suo fratello, con l’aiuto di un impianto solare montato dal padre per superare i blackout. Hind ha implorato aiuto per tre ore, inascoltata. Jumana aveva appena partorito due gemelli, Ayser e Aysal: sono morti a quattro giorni di vita.
Ogni infanzia uccisa è un fallimento del mondo adulto. Ma il silenzio che avvolge queste morti è una colpa più grande. Mentre l’attenzione mediatica israeliana – e internazionale – slittava verso la guerra con l’Iran, i corpi dei bambini di Gaza venivano seppelliti sotto le macerie e nell’indifferenza.
Il governo israeliano ripete che rispetta il diritto internazionale. Come si spiega allora che quattro fratellini, tre gemelli, un’intera classe d’età vengano sterminati in settimane? Non si tratta di errori isolati. È un sistema di guerra che considera “danno collaterale” la vita più vulnerabile.
C’è chi denuncia. C’è chi fotografa. Ma resta una domanda, secca e spietata, che attraversa ogni volto raccontato: cosa resta della nostra umanità, quando smettiamo di guardare?
Il mondo ha bisogno di fermarsi. Non per contare le vittime, ma per riconoscerle. Guardarle negli occhi, e non abbassare più lo sguardo.

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