
La bugia degli aiuti rubati: anche l’esercito israeliano si ribella
28.07.2025
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Il teatro dell’orrore si aggiorna: oggi Gaza muore anche di fame. Ma la carestia non è una calamità naturale. È una strategia. È un crimine. Mentre il governo israeliano si affanna a negare la crisi umanitaria, tonnellate di aiuti vengono lasciati marcire al sole e poi seppelliti. Secondo la tv pubblica israeliana, 1.000 camion carichi di cibo sono stati distrutti dall’esercito perché "deteriorati", dopo essere stati trattenuti al valico di Kerem Shalom.
Intanto i bambini muoiono di stenti. Le immagini di Zeinab Abu Halib, sei mesi, ridotta a pelle e ossa, raccontano ciò che le dichiarazioni ufficiali tentano di nascondere. Israele spara persino sulla fame: l’ex contractor Anthony Aguilar racconta alla BBC delle esecuzioni sommarie nei pressi dei centri di distribuzione gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation, il braccio privato che ha sostituito l’ONU nella distribuzione degli aiuti. Le Nazioni Unite parlano chiaro: per fermare la carestia servirebbero almeno 600 camion al giorno. Ne passano pochi, tra ostacoli burocratici, bombardamenti e lanci aerei tanto scenografici quanto inutili.
Eppure, persino due ufficiali dell’esercito israeliano, citati dal New York Times, ammettono che Hamas non ha mai sistematicamente rubato gli aiuti. Una menzogna usata per legittimare un blocco disumano. E quando due italiani tentano di forzarlo a bordo della nave Handala, vengono arrestati in acque internazionali, in silenzio, con le telecamere oscurate e le urla dell’equipaggio come unica cronaca possibile.
Non è più questione di opinioni. È una questione di sopravvivenza e di vergogna.
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Eppure, persino due ufficiali dell’esercito israeliano, citati dal New York Times, ammettono che Hamas non ha mai sistematicamente rubato gli aiuti. Una menzogna usata per legittimare un blocco disumano. E quando due italiani tentano di forzarlo a bordo della nave Handala, vengono arrestati in acque internazionali, in silenzio, con le telecamere oscurate e le urla dell’equipaggio come unica cronaca possibile.
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