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Donald Trump ha confessato la sua frustrazione con una frase emblematica: “Ogni volta che chiamo Putin, parte un attacco su Kyiv.” Dopo mesi di toni concilianti, il presidente ha cambiato approccio, minacciando sanzioni se la Russia non accetta un cessate il fuoco entro dieci giorni. Mosca, però, ha risposto con disprezzo, bollando l’ultimatum come un passo verso la guerra. La diplomazia trumpiana sembra essersi infranta nel vuoto. Ma perché? Ne parlo con Gianluca Pastori.
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