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Per tutta la mattina dell’8 ottobre 2001 non si riesce a capire la gravità dell’incidente. All’aeroporto di Linate – che i primi testimoni definiranno come un luogo apocalittico – cominciano ad arrivare i famigliari dei passeggeri dell’aereo di linea della SAS rimasto coinvolto nell’incidente con il Cessna privato: vengono raccolti in una sala e tenuti per ore senza alcuna informazione; anzi, fino al primo pomeriggio viene addirittura alimentata la speranza che ci sia qualche sopravvissuto.
A distanza di 22 anni, il racconto di quelle ore testimonia come quei silenzi e questa comunicazione caotica e lacunosa siano stati traumatici e devastanti per i parenti. E dopo lo choc della perdita, per loro inizia quello dell’identificazione dei propri cari. Cristina Cattaneo, medico legale, intervenuta subito dopo la strage, parla di “perdita ambigua” e del diritto all’identità dei morti, un diritto fondamentale anche per la salute mentale di chi rimane.
A distanza di 22 anni, il racconto di quelle ore testimonia come quei silenzi e questa comunicazione caotica e lacunosa siano stati traumatici e devastanti per i parenti. E dopo lo choc della perdita, per loro inizia quello dell’identificazione dei propri cari. Cristina Cattaneo, medico legale, intervenuta subito dopo la strage, parla di “perdita ambigua” e del diritto all’identità dei morti, un diritto fondamentale anche per la salute mentale di chi rimane.
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