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La prima bomba esplode alle 8.15 di martedì 8 agosto 1944. È stata piazzata sotto un autocarro con rimorchio della marina militare tedesca. Ma l’attentato fallisce, nessun soldato tedesco rimane ucciso. La rappresaglia scatta comunque: a fare fuoco dovranno però essere degli italiani: gli uomini della Muti. Alle 4.45 di giovedì 10 agosto quindici uomini vengono prelevati dalle celle del carcere di San Vittore. Sono tutti militanti antifascisti ma sono tutti estranei all’attentato. Piazzale Loreto a quest’ora è ancora deserto. A Milano, l’oscenità deliberata della morte violenta di massa cancella in una sola mattina millenni di civiltà. Benito Mussolini, che si è trasferito in una villa sul Lago di Garda, chiede di vedere la documentazione fotografica dell’evento. Si sofferma a lungo in contemplazione della morte violenta, spiando quel raccapricciante ammasso di corpi. “Il sangue di piazzale Loreto,” pare abbia detto il Duce, “lo pagheremo molto caro.”

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