I PEZZI SUOI

"L'IMPORTANTE È CHE L'AUTORE SIA SCRITTO SUL DEPOSITO DELLA SIAE" Benvenuti a questo nuovo episodio de I PEZZI SUOI in cui parliamo di "Sonnambulismo" dei Canton, di chi firma le canzoni, di chi sceglie come si vestono musicisti e cantanti e della vita degli artisti quando invecchiano.

In questo secondo episodio de I PEZZI SUOI (dove per "suoi" s'intende di mio padre, Luigi Schiavone) parliamo (per la verità solo in parte) di "Un'altra estate", la canzone interpretata da Giorgia Fiorio e scritta da mio padre e Ruggeri nel 1983. Parliamo anche - soprattutto - dell'industria discografica e di come la CGD avesse integrato l'intera filiera produttiva della musica (dallo scouting dei talenti, alla creazione dei pezzi, all'arrangiamento, alla stampa, alla direzione artistica, al design, giù fino alla distribuzione proprio). Mio padre confessa di non aver vissuto benissimo la vita "rock'n'roll", ma di essersi goduto l'incontro con personaggi come Roberto Colombo (ex-PFM e arrangiatore totale) e Sam Baracchetti, fonico della CGD che alla domanda se si potesse fare qualcosa rispondeva  "Ci vorrebbe uno pratico". Rievochiamo le primissime date vere (e deserte) in giro per l'Italia e le macchine che si usavano all'epoca (segmento scacciafi*a). E poi parliamo anche (purtroppo per colpa mia poco e male) di come poteva essere essere una donna in quel contesto quasi totalmente maschile, in quegli anni. Spero vi piaccia. P.S. Alla fine faccio anche due pensierini miei sconnessi.

In questo primissimo (lunghissimo) episodio di questo podcast in cui chiamo mio padre su discord per chiedergli cosa si ricorda della sua vita negli anni '80 e '90 partiamo da un pezzo che a me gasa ancora tantissimo quando lo metto alle feste: To Meet Me di Den Harrow. Per parlare di questo pezzo raccontiamo degli anni dei Kaos Rock, di cosa succedeva alle band spalla che aprivano nei '70, di come ci si conosceva a Milano tra gente che suonava, dell'eroina (e dei morti di eroina) e della lotta armata. Tutto senza alcuna ambizione di precisione o puntualità storica e sempre attraverso il filtro della memoria di mio padre.