"Tutti gli indirizzi perduti" di Laura Imai Messina e "Il ritorno è lontano" di Alessandra Sarchi
Dopo libri come "Quel che affidiamo al vento", "L'isola dei battiti del cuore" e "Il Giappone a colori", nel nuovo romanzo "Tutti gli indirizzi perduti" (Einaudi) Laura Imai Messina, scrittrice italiana che vive fra Kamakura e Tokyo, ci racconta con il suo stile poetico e delicato di una piccola isola giapponese dove si trova realmente l'Ufficio postale alla deriva: un posto dove arrivano le lettere non recapitate perché manca l'indirizzo o perché non è più leggibile. La protagonista è una ricercatrice universitaria, Risa, figlia di un postino che ha conservato negli anni la corrispondenza che non è riuscito a consegnare. Decide di passare un mese in questo ufficio postale insolito per archiviare le lettere. Un modo per onorare il lavoro del padre amatissimo, ma anche un disperato tentativo di comprendere una madre ritenuta instabile, una madre fatta di scatti di rabbia e stravaganze.
Nella seconda parte parliamo di "Il ritorno è lontano" (Bompiani) di Alessandra Sarchi. Al centro c'è il rapporto fra una madre e una figlia. Sara, la madre, nel momento in cui la figlia Nina va via di casa per studiare in Germania, si sente "come se le avessero tolto un polmone". Non è solo la sindrome del nido vuoto, è soprattutto la consapevolezza di non riuscire a comprendere la figlia, di parlare proprio due lingue diverse. Nina è un'attivista per l'ambiente, è completamente assorbita dai suoi ideali e dalle sue attività e chiama raramente i genitori. Per colmare il vuoto e per reagire a un altro trauma che investe la sua vita, Sara decide di prendere in affido un bambino. Arriva in famiglia Pietro, 7 anni, un bambino problematico che non dorme e distrugge gli oggetti. E così Sara è costretta a fare i conti con sentimenti decisamente contrastanti.
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