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In questo episodio attraversiamo il confine tra la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, dove i corpi delle donne diventano un campo di battaglia silenzioso. Parliamo di mestruazioni — ma anche di diritti negati, di occupazione militare, di resistenza.
Mentre Israele continua a violare il cessate il fuoco, la vita quotidiana delle donne palestinesi scorre tra bombardamenti, mancanza di acqua, farmaci e prodotti igienici. In queste condizioni, la povertà mestruale non è solo una questione sanitaria, ma una questione politica: il risultato diretto dell’assedio, del controllo dei confini, della disumanizzazione.
Dalle parole delle donne palestinesi emergono domande più grandi: cosa resta del diritto alla digniàt e stare in pace con il proprio corpo, quando il corpo stesso diventa territorio occupato? Questo episodio è un atto di ascolto e di rispetto. Un invito a restare, ad ascoltare fino in fondo — perché la solidarietà passa anche da qui, dal riconoscere che il sangue delle donne, in tempo di guerra, non è mai solo biologico. È resistenza, perdita, sopravvivenza.
CREDITS
Il Ciclo della Discordia è un podcast Ideato, scritto e raccontato da me, Michela Chimenti e
Realizzato da Full Color Sound
Montaggio e sound design: Gabriele Adorante
Coordinamento: Elettra Mallaby
Grafiche: Alice Berno
Supporto traduzione e Voice over: Wardeh Daibes
Grazie per la partecipazione e il supporto a a Subhia, Milad, Hamza, tutte le persone che ci hanno accolte e aiutate al campo di Dheisheh, a Lama, Dima, Islam, Iman, Martina Marchiò, Khawla, Munib, Abood, alla mia compagna di viaggio Alessia Galli e a tutte le altre persone che hanno reso possibile queste interviste e che non posso citare per motivi di sicurezza.
Mentre Israele continua a violare il cessate il fuoco, la vita quotidiana delle donne palestinesi scorre tra bombardamenti, mancanza di acqua, farmaci e prodotti igienici. In queste condizioni, la povertà mestruale non è solo una questione sanitaria, ma una questione politica: il risultato diretto dell’assedio, del controllo dei confini, della disumanizzazione.
Dalle parole delle donne palestinesi emergono domande più grandi: cosa resta del diritto alla digniàt e stare in pace con il proprio corpo, quando il corpo stesso diventa territorio occupato? Questo episodio è un atto di ascolto e di rispetto. Un invito a restare, ad ascoltare fino in fondo — perché la solidarietà passa anche da qui, dal riconoscere che il sangue delle donne, in tempo di guerra, non è mai solo biologico. È resistenza, perdita, sopravvivenza.
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Grazie per la partecipazione e il supporto a a Subhia, Milad, Hamza, tutte le persone che ci hanno accolte e aiutate al campo di Dheisheh, a Lama, Dima, Islam, Iman, Martina Marchiò, Khawla, Munib, Abood, alla mia compagna di viaggio Alessia Galli e a tutte le altre persone che hanno reso possibile queste interviste e che non posso citare per motivi di sicurezza.
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