"Il male che non c'è" di Giulia Caminito e "Bene immobile" di Deborah Levy
"Il male che non c'è" (Bompiani) è il nuovo romanzo di Giulia Caminito, premio Campiello 2021 con "L'acqua del lago non è mai dolce". Stavolta racconta la storia di un giovane uomo, Loris, e della sua ipocondria, "il male che non c’è" appunto, ma che lui sente profondamente. Il dolore per Loris assume quasi delle rappresentazioni fisiche, afferra gli organi, viene rappresentato da un'entità chiamata Catastrofe che assume di volta in volta sembianze diverse. Loris si sta così allontanando lentamente da tutti (dalla fidanzata e dai genitori) perché resta concentrato sul suo male, sull'idea che sia necessario esplorare il corpo dall'interno per verificare se c'è malattia.
Nella seconda parte parliamo di un'autobiografia "in movimento", quella creata da Deborah Levy, scrittrice inglese nata in Sudafrica, attraverso tre romanzi: "Cose che non voglio sapere", "Il costo della vita" e ora in libreria "Bene immobile" (NN editore - traduz. Gioia Guerzoni). Il racconto di stralci della vita della protagonista sono l'occasione per una riflessione universale sul ruolo assegnato dalla società alle donne, sulla maternità, sulla solitudine e sul ruolo della letteratura. In "Bene immobile" la narratrice è impegnata a immaginare una casa ideale nel momento in cui deve cambiare casa dopo un divorzio e dopo che la figlia più piccola si è trasferita. Immagina di comprare una villa con un melograno in giardino e questo gioco di immaginazione la porta a riflettere su temi cari alla sua letteratura, come le donne e i loro desideri, spesso nascosti.
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